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NESSUN LUOGO E' ORMAI LONTANO - L'URAGANO DEI CARAIBI DEVE PREOCCUPARE ANCHE NOI

Pubblicato il 30/10/2025
Mentre l'uragano Melissa va esaurendosi, lasciando una scia di morti e centinaia di migliaia di sfollati nei Caraibi, c'è un ulteriore dato, che deve indurre i soggetti decisori del nostro Paese ad una concreta e sollecita riflessione: se dall'inizio di quest'anno, sull'Italia, il numero di eventi estremi (nubifragi, grandine grossa, ecc.) è diminuito del 17% rispetto all'anno scorso e del 14% sul 2023, il numero di tornado è rispettivamente cresciuto del 17% e del 63% (!!) a fronte di un territorio idrogeologicamente sempre più fragile: a segnalare il pericoloso "trend" è il report settimanale dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che ricorda anche altri numeri preoccupanti della "guerra climatica", che stiamo subendo: il 2025 sta caratterizzandosi come il terzo anno più caldo di sempre dopo il 2023 ed il 2024, quando il record assoluto (+ 60% di giorni con stress termico e + 93% di notti tropicali nell' Europa Sud Orientale comprendente anche il nostro Meridione) ha causato nel Vecchio Continente la morte di 63.000 persone, di cui 19.000 italiane, a seguito di ondate di calore. "Sta cambiando il mondo e noi fatichiamo a prenderne coscienza" evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). In Italia, Basilicata e Puglia continuano a rappresentare la sofferenza del Sud di fronte all'implacabilità della crisi climatica: permane deficitario il bilancio idrico con scarse precipitazioni insufficienti a rigenerare le riserve idriche, che vanno rapidamente esaurendosi. Per la prima volta gli invasi lucani trattengono meno di 90 milioni di metri cubi d'acqua; il precedente primato negativo, stabilito l'anno scorso nella prima settimana di Dicembre, è stato ampiamente superato con oltre un mese e mezzo d'anticipo: attualmente il deficit rispetto ad un anno fa è già di ben 26 milioni di metri cubi! La diga in terra più grande d'Europa (Monte Cotugno) contiene ormai solo 38 milioni e mezzo di metri cubi d'acqua sugli oltre 272 milioni che sarebbe autorizzata ad invasare. In Puglia, nella Capitanata, nonostante i pesanti sacrifici idrici, richiesti agli agricoltori per non prosciugare gli scarsi volumi ancora stoccati nei bacini, si continua ad assistere al calo delle riserve idriche foggiane, ormai inferiori al 15% del volume possibile; il bacino di Occhito è sempre più vicino a trattenere il solo volume morto. "La situazione è talmente compromessa che solo l'urgente realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche potrà contrastare il declino produttivo di importanti economie agricole del Paese. Insieme alla bellezza dei territori sono a forte rischio due asset di qualità, che fanno l'immagine dell'Italia nel mondo e per questo torniamo a segnalare la grande opportunità costituita dal Piano Invasi, che abbiamo presentato insieme a Coldiretti" segnala Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI. Risalendo lo Stivale, nel Lazio continua a peggiorare la condizione idrica dei laghi "romani" con i livelli di Sabatino ed Albano, che si abbassano di ulteriori 2 centimetri (Nemi: -cm. 1); crescono invece i livelli dei bacini viterbesi di Vico (+cm. 1) e Bolsena (+ cm. 5!). Aumentano anche i flussi idrici nei fiumi Aniene, Velino e Tevere, che rimane comunque ampiamente deficitario: -28% sulla media del più recente quinquennio (elaborazione ANBI su dati AUBAC). In Umbria si registra stabilità idrometrica, fatta eccezione per il fiume Topino, che registra un vistoso decremento dei flussi. Nella Marche, i livelli dei fiumi sono da settimane tra i più bassi da almeno un quinquennio. In Toscana, la portata del fiume Serchio, influenzata dai violenti nubifragi della scorsa settimana, ora torna a decrescere, pur rimanendo eccezionale (+150%!); in crescita è anche il livello idrometrico dell'Arno, mentre l'Ombrone continua a registrare portate scarse (-86%) ed inferiori anche al Deflusso Minimo Vitale (DMV). In Liguria, i fiumi Magra ed Entella, che avevano registrato un'impennata dei livelli idrometrici a causa di abbondanti precipitazioni, ora sono in decrescita come, a Ponente, l'Argentina, mentre un'ulteriore, leggera crescita viene segnalata per la Vara. Segno positivo per i fiumi appenninici dell'Emilia-Romagna con Secchia, Enza, Panaro e Lamone, che registrano flussi superiori alla media mensile. Positivo è anche l'andamento di crescita nei bacini fluviali del Veneto, dove però i fiumi mantengono in larga parte flussi più scarsi del consueto (Adige -30%, Brenta -43%, Piave -34%) con l'eccezione della Livenza (+4%; elaborazione ANBI su dati ARPAV). In Lombardia continuano a registrarsi riserve idriche abbondanti sulla media (+6%), seppur inferiori al 2024 (-26%). In Piemonte, flussi in diminuzione per i già deficitari fiumi Stura di Lanzo e Toce, mentre rimane stabile l'andamento della Stura di Demonte. In Valle d'Aosta si registra un surplus di portata nella Dora Baltea (+299%!), il cui trend continua a crescere, mentre i livelli idrometrici del torrente Lys sono in calo. I flussi del fiume Po mostrano segni di flessione nelle stazioni di rilevamento più a monte, mentre le portate da Cremona al delta sono in aumento, pur rimanendo sotto ai valori medi di riferimento (a Pontelagoscuro: -36%). Al Nord, infine, i grandi laghi registrano livelli idrometrici in calo e, nei casi di Sebino e Lario, inferiori alla media storica; i valori di riempimento vanno dal 41,2% del lago di Como all' 88,7% del Maggiore.

 

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