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SICCITA' - IN PUGLIA E BASILICATA IN CRISI ANCHE IL SERVIZIO POTABILE

Pubblicato il 06/11/2025
A causa della scarsità di precipitazioni, il Mezzogiorno sta sprofondando in una crisi idrica senza precedenti con le residue scorte d'acqua, che vanno rapidamente esaurendosi e con la disponibilità delle sorgenti, ridotta ai minimi: dopo aver compromesso la produzione agricola, gli effetti del perdurare di tale situazione stanno ora condizionando anche il servizio potabile, costringendo ad erogare minori quantitativi d'acqua ai cittadini delle regioni maggiormente colpite dalla siccità (soprattutto Puglia e Basilicata) ed a programmare interruzioni notturne, come nei territori materani, nel Vulture Melfese e nell'Alto Bradano. Ciò accade, mentre l'Italia centro-meridionale e le isole maggiori sono ancora alle prese con una coda d'estate, che appare infinita e temperature, che nei prossimi giorni torneranno a raggiungere i 24 gradi sulla costa Sud-Orientale della Sicilia; tali anomalie si ripercuotono sulle temperature marine, che nel Mediterraneo sono tornate a salire, superando la media stagionale di 1,5 ° in buona parte del bacino e di 2° nella fascia meridionale tra Spagna e Nord Africa fino al Medio-Oriente, dove le acque raggiungeranno addirittura picchi di 25°-26°C (fonte: Copernicus e Meteored). Così, da venerdì prossimo sarà proprio tra Sud Italia ed Isole che si riproporrà lo scontro tra le miti temperature del Sud Europa e le gelide correnti artiche, a causa di una perturbazione atlantica, che dapprima investirà la Sardegna e la Sicilia per poi, dopo aver incrociato le correnti calde in risalita dal Nord Africa, attraversare la parte meridionale dello Stivale prima di oltrepassare il mare Adriatico. Secondo l'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche è realistico temere che si possano sviluppare i temibili V-shaped (temporali autorigeneranti) dopo un mese classificatosi al terzo posto fra gli Ottobre più caldi di sempre con una temperatura media globale di 15,14 gradi ed un'anomalia positiva di 0,69°C (fonte: Copernicus, elaborazione ANBI). La drammaticità della peggiore situazione idrica di sempre in Basilicata è ben rappresentata dai numeri: -24 milioni di metri cubi d'acqua rispetto al 2024 nei bacini, dove i volumi rimanenti sono mln. mc.86,43; le più grandi dighe della regione (monte Cotugno e Pertusillo) trattengono complessivamente mln. mc.63,6, quando il solo serbatoio di monte Cotugno ha una capacità di mln.mc. 272! Senza un netto cambio di tendenza meteorologico nei prossimi mesi, è facile immaginare altre stagioni difficili per gli agricoltori lucani. Sono le stesse preoccupazioni, che sta vivendo la provincia di Foggia, dove nonostante i rilasci idrici centellinati, i bacini si stanno inesorabilmente svuotando; a meno di provvidenziali precipitazioni, l'invaso di Occhito toccherà il volume morto nella prossima settimana (mancano solo mc. 1.792.000) con conseguente stop ai prelievi, se non a fini emergenziali. Sulla regione, Ottobre è stato particolarmente generoso in termini di precipitazioni cumulate, ma i territori con precipitazioni scarse sono state la costa ionica salentina e proprio la Capitanata, dove gli accumuli si sono aggirati sui 60 millimetri e l'auspicata ripresa dei livelli degli acquiferi è stata nuovamente disattesa. Guardando alle Isole, la condizione idrica della Sicilia è migliore dell'anno scorso, soprattutto grazie ai maggiori apporti pluviali (su gran parte dell'Isola, Ottobre ha regalato tra gli 80 e gli oltre 100 millimetri di pioggia con punte di quasi mm.250 sul Messinese); ciò nonostante, i primi 20 giorni del mese scorso hanno comportato una riduzione di oltre 9 milioni di metri cubi nei volumi idrici nei bacini. In Sardegna, i bacini trattengono solo il 37% dell'acqua invasabile ed il deficit sul 2024 è di ben 54 milioni di metri cubi. I volumi attualmente trattenuti nei serbatoi sono i più scarsi da almeno 15 anni: a Nord-Ovest, nella Nurra, mancano all'appello oltre 100 milioni di metri cubi d'acqua e quella, che rimane, costituisce appena il 5,88% dei volumi d'invaso autorizzati; è crisi anche nell'Alto Cixerri (i bacini sono al 7,27% dell'invasabile) e nel sistema idrico di Posada (il bacino Maccheronis trattiene soltanto il 7,85% del volume autorizzato). Positivo è invece il bilancio idrico nell'Ogliastra (invasi al 76,59% di riempimento) e nell'Alto Taloro (61,69%). "Tale situazione è esemplare della necessità di implementare le infrastrutture, già presenti in Sardegna ma non nel resto d'Italia, per trasportare le acque da un territorio all'altro" chiosa Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue). Tornando sulla Penisola, nel Lazio vanno segnalati, oltre alla conclamata crisi idrica dei laghi ai Castelli Romani, gli scarsi flussi in alveo del fiume Tevere, la cui portata si aggira su mc/s 79, quando normalmente, in base alle rilevazioni del recente quinquennio, dovrebbe attestarsi intorno ai 100 metri cubi al secondo (elaborazione ANBI su dati AUBAC); stabile, seppur anch'esso deficitario, l'Aniene mentre in Alta Sabina cresce il Velino. In Abruzzo, la diga di Penne trattiene ancora mezzo milione di metri cubi d'acqua. Livelli idrometrici dei fiumi tra i più bassi dell'ultimo decennio vengono registrati anche nelle Marche, dove però gli invasi mantengono volumi d'acqua piuttosto elevati per il periodo (il bacino di Castreccioni conserva indicativamente la stessa quantità d'acqua dell'anno scorso, cioè poco più di 30 milioni di metri cubi). In Umbria, le portate dei fiumi sono stabili ma più scarse del normale, mentre viene registrata una crescita di cm. 6 nell'altezza idrometrica del lago Trasimeno; la diga Arezzo trattiene ancora 1.550.000 metri cubi d'acqua. Continua a piovere molto sulla Toscana, soprattutto sulle province settentrionali: negli scorsi 7 giorni si sono registrati accumuli anche superiori a mm. 200, che salgono fino a 500 millimetri nel computo mensile in diverse stazioni pluviometriche delle province di Lucca, Massa e Pistoia. In forte crescita è quindi la portata del fiume Serchio, che registra ora oltre mc/s 110, superando di quasi il 58% il flusso medio in questo periodo; positive anche le performances di Arno ed Ombrone. In Liguria, abbondanti piogge hanno interessato il Levante con conseguente crescita dei livelli idrometrici dei fiumi Magra, Vara ed Entella. Anche nel resto del Nord sono positive le prestazioni settimanali, registrate dai corpi idrici superficiali: i grandi laghi hanno livelli in crescita e maggiori delle medie storiche, ad eccezione del bacino di Como (Verbano al 94% di riempimento, Verbano al 48,8%, Benaco al 66,4%, Sebino al 57,9%). In Valle d'Aosta è in crescita la portata della Dora Baltea, che attualmente supera di quasi il 92% la media mensile; segno positivo anche per il flusso nel torrente Lys. In Piemonte l'inizio dell'anno idrologico è stato all'insegna della discontinuità con quello precedente: dopo un'annata 2024-2025, che si è chiusa con un + 20% d'acqua, il mese di ottobre ha segnato un significativo deficit di precipitazioni (-64% con punte dell'84% sul bacino Residuo Po – Confluenza Dora Riparia e dell'82% su Residuo Po-confluenza Dora Baltea) ed una perdita dell'81% nell'indice SWE (Snow Water Equivalent) nel Piemonte meridionale. In crescita, ma deficitarie sono le portate dei fiumi Stura di Lanzo, Stura di Demonte e Toce. "Se la situazione sarda è dimostrazione della necessità di completare ed ampliare gli schemi idrici, quanto sta accadendo a Nord-Ovest testimonia l'urgenza di avviare il Piano Invasi Multifunzionali per trattenere le acque quando arrivano, creando riserve da utilizzare per i momenti di bisogno. Nuove infrastrutture idrauliche sono indispensabili per aumentare la resilienza dei territori" sottolinea Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. In Lombardia, le riserve idriche si stanno attualmente riducendo poco al di sotto della media storica e registrano un gap considerevole nel confronto con il 2024 (-28,74%). Anche in Veneto, i fiumi sono in crescita e le portate sovrabbondanti rispetto alla media mensile (Brenta +26%; Bacchiglione +38%; Muson dei Sassi +76%!); fa eccezione l'Adige, i cui flussi sono più scarsi della media (-27%). Settimana piovosa anche sull'Emilia-Romagna, dove le precipitazioni hanno rinvigorito le portate dei fiumi appenninici, che sono tornati a crescere al di sopra dei valori medi del periodo (Taro +156%, Enza +197%, Secchia +221%, Reno +72%!). Incrementano, infine, anche i flussi nel fiume Po, pur registrando sostanziosi deficit di portata rispetto alle medie storiche (a Pontelagoscuro -42%).

 

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